UCCISO A 18 ANNI IN STRADA. TRASCINATO FUORI DAL FURGONE: PRIMA LE BOTTE, POI GLI SPARI: "UN REGOLAMENTO DI CONTI"

e Marianna Vazzana

L’auto del commando arriva a tutta velocità qualche minuto dopo le 3. A quell’ora, c’è già un gran viavai di tir e furgoncini davanti all’Ortomercato di Milano. L’auto grigia, una Hyundai secondo alcune testimonianze, si ferma in mezzo alla strada, di fianco al Ducato dove Jhonny Sulejmanovic sta dormendo con la moglie coetanea, al quarto mese di gravidanza. I killer a volto scoperto sono almeno in quattro: si piazzano sui due lati e spaccano i finestrini con mazze e manganelli telescopici. I due giovani si svegliano di soprassalto, ma ormai è troppo tardi: il diciottenne rom bosniaco viene prelevato con la forza e pestato. Poi gli spari, sei stando ai bossoli calibro 7.65 repertati sull’asfalto dalla Scientifica: la metà va a segno, due al torace e uno al braccio. Le speranze di salvare la vita di Sulejmanovic, soccorso alle 3.15 e trasportato d’urgenza al Policlinico, si spengono dopo settanta minuti: alle 4.25, i medici ne dichiarano il decesso. In quel momento, via Varsavia, arteria della periferia sud est che corre tra gli ingressi dei mercati generali e il quartiere popolare ad alto tasso di degrado e occupazioni abusive Molise-Calvairate, è già illuminata a giorno dai lampeggianti delle Volanti della polizia.

Chi ha ucciso quel ragazzo? E soprattutto perché? I genitori del diciottenne e la compagna, testimone oculare illesa, vengono accompagnati in Questura per essere ascoltati dagli investigatori della Omicidi della Squadra mobile, coordinati dal pm Pasquale Addesso e guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal vice Domenico Balsamo: i parenti del morto fanno intendere, a taccuini aperti, di conoscere i presunti responsabili, definendoli "bosniaci come noi". "Gli hanno chiesto di bere, lui ha detto di no e sono tornati dopo un’ora", spiega uno dei fratelli di Jhonny, parcheggiato col suo camper in via Varsavia da diversi mesi come il resto della famiglia. Una versione ritenuta poco credibile, o quantomeno molto parziale.

Sì, perché, secondo i primi accertamenti investigativi, attorno alle 2, un’ora prima dell’agguato, alcuni uomini sarebbero andati effettivamente a cercare Sulejmanovic, che dovrebbe avere qualche precedente per reati contro il patrimonio, per chiedergli di seguirli per un chiarimento, legato in un’ipotesi al posizionamento dei camper nella zona e in un’altra a un dissidio per un presunto sgarro per questioni criminali. Il 18enne, però, si sarebbe rifiutato di andare all’appuntamento.

Qualche minuto dopo le 3, i vetri in mille pezzi e i colpi di arma da fuoco nel cuore della notte. L’inchiesta potrebbe aver già imboccato una pista precisa, anche grazie all’analisi delle telecamere di videosorveglianza.

2024-04-27T04:16:56Z dg43tfdfdgfd