AUTO ELETTRICHE, ENTRO IL 2030 SERVONO 8,8 MILIONI DI COLONNINE

Uno studio ha quantificato il numero di punti di ricarica necessari per far sviluppare le auto elettriche.

Le auto elettriche sono ormai una realtà. Ma non hanno ancora toccato quei livelli che permetterebbero di dominare la scena dando vita a quella svolta green tanto invocata dai Governi e dall’Europa. I veicoli a zero emissioni, infatti, non sono ancora riusciti a convincere a pieno gli automobilisti. Colpa dei prezzi troppo alti rispetto alle sorelle endotermiche, ma anche e soprattutto della mancanza di punti di ricarica sufficienti a soddisfare la richiesta e placare quell’ansia da ricarica tipica di chi guida una vettura elettrica.

A stabilirlo è uno studio dell’Acea, l’associazione europea dei costruttori automobilistici, che ha pubblicato un nuovo rapporto in cui si evidenzia il divario, definito “allarmante”, tra l’attuale disponibilità di punti di ricarica pubblici e quelli necessari per rispettare gli obiettivi di riduzione di CO2 voluti dall’Unione Europea.

Servono più colonnine per far sviluppare le auto elettriche

Lo sviluppo delle auto elettriche ha conosciuto, in questi anni, un periodo di espansione con le vendite che, anno dopo anno, sono cresciute in maniera importante. Ma non sono andate di pari passo le installazioni di colonnine elettriche e punti di ricarica, rimaste indietro. Tanto che è stato calcolato come il volume di vendita sia cresciuto tre volte più rapidamente rispetto al numero di colonnine installate nello stesso lasso di tempo, creando così un divario tra infrastruttura disponibile e parco circolante.

Nonostante la crescita dei punti di ricarica, che in Italia ha ormai superato quota 50.000, questi non sono ancora sufficienti per soddisfare la richiesta. Per soddisfare le richieste dell’Europa, infatti, la crescita delle auto elettriche deve essere molto più rapida. Ma questa, al momento, viene resa impossibile dai punti di ricarica per queste auto, che non sono ancora un numero sufficiente. I numeri attuali dicono che, in tutta Europa nello scorso anno, sono stati implementati poco più di 150 mila stalli di ricarica pubblici. Meno di tremila a settimana, arrivando a un totale di 630mila. Numeri importanti, ma che non sono ancora abbastanza. L’installazione delle colonnine, infatti, non ha tenuto il passo con la vendita di automobili a batteria. E in futuro, proprio in un’ottica di incremento della produzione di auto elettriche, con le case sempre più concentrate su questi modelli, il gap rischia anche di aumentare.

Secondo la commissione, infatti, entro il 2030 dovranno essere installati 3,5 milioni di punti di ricarica. Il che vuol dire 410.000 all’anno, 8 mila alla settimana. Un ritmo che, rispetto all’attuale, sarebbe di tre volte superiore. La ricerca di Acea quantifica il numero totale di colonnine necessarie entro il 2030 in 8,8 milioni, un quantitativo che renderebbe più semplice per gli automobilisti ricaricare il proprio veicolo e indurre chi ancora non è convinto a superare la propria ansia da ricarica. Arrivare a questa cifra, però, servirebbe che in tutta Europa si installassero 1,2 milioni di colonnine l’anno, con un ritmo otto volte il ritmo attuale. Una vera e proprio missione ai limiti dell’impossibile. Ma necessaria se l’obiettivo è quello di raggiungere i target stabiliti dall’Europa facendo così decollare le vendite di auto elettriche.

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