AYRTON SENNA FOREVER – AL MAUTO Cè LESSENZA DEL GRANDE CAMPIONE

Giri l’angolo della mostra "Ayrton Senna Forever" e vieni quasi travolto: caschi (sin da inizio carriera), tute (dalle prime "slim" di pelle, all’ultima, della Williams), lettere, guanti e scarpette da corsa. Trofei, volanti, lettere, e poi le macchine: i kart, le monoposto addestrative e quelle di F.1, come Toleman, Lotus, McLaren e Williams, rigorosamente guidate da Senna, e con le quali lui è diventato il mito che conosciamo. Arrivato intatto fino a oggi. Anzi, forse più forte di prima. Come è forte, per chi scrive, l’emozione di varcare l’ingresso della mostra al Mauto di Torino dedicata a "Magic", scomparso in quel tragico 1 maggio di 30 anni fa.

Fuori dagli schemi. Una mostra diversa dalle altre, quella curata con passione e amore da Carlo Cavicchi, amico del campione di San Paolo e nostro ex direttore, perché gli importantissimi oggetti presenti sono esposti, tutti rialzati, in modo moderno e dinamico, e perché non c’è un percorso prestabilito. Puoi cominciare da dove vuoi, tante sono le perle di questa rassegna. Qui, al Mauto, tutti i 255 oggetti, dai più grandi ai più piccoli e personali – dietro ognuno dei quali c’è stato un complicatissimo lavoro di reperimento e affidamento – raccontano qualcosa delle tante tappe della carriera di Ayrton: come il primo casco, tutto bianco, del 1974, con la dedica al suo maestro Lucio Pascual, detto il Tche, o gli altri, il cui mitico colore giallo cambia nel tempo anche a seconda della tinta della monoposto (nel 1987 era la gialla Lotus). Sono attratto dalle stupende e rare Formula Ford 1.6 e 2.0 e dalla F.3 del campionato britannico, con le quali Ayrton diventa famoso e si guadagna il suo primo, sorprendente, test in F.1, nell’estate 1983.

Dettagli incredibili. Le tute, già, ci sono tutte, da quelle attillatissime dei tempi del kart (a proposito, ce ne sono due della Dap di Rozzano!), a quella bianca della Toleman, a quelle nere e gialle (e gialla) della Lotus, a quelle rosse della McLaren (con la quale Ayrton vinse i suoi tre titoli mondiali): fino all’ultima, blu e bianca, della Williams. Riguardo a quest’ultima, in una teca – e questo fa impressione, ma rende l’idea del livello di dettaglio estremo della rassegna – c’è pure il cinturino della sua ultima tuta, quella dell’incidente. E vicino alla FW16 c’è il piantone dello sterzo, che si ruppe nell’incidente di Imola. Auto: oltre alle stupende Toleman, Lotus, McLaren e Williams di F.1, c’è anche un’altra chicca, di tipo semi-stradale: la Mercedes-Benz 190 E 2.3-16 (che arriva dal museo storico della Stella), con la quale Ayrton vinse, ancora esordiente in F.1, la Race of Champions del 1984 sul nuovo Nürburgring.

Imperdibile. L’avete capito, la mostra Ayrton Senna Forever mi ha catturato, ma quel che conta davvero è che non la perdiate voi. Sarà aperta fino al 13 ottobre: portateci i vostri figli e nipoti, e fategli vedere che uomo speciale era Ayrton. Sarà stata una giornata guadagnata.

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